L’omeostasi – parte I
Oggi vorrei parlare di un concetto spesso ostico per molti acquariofili e se vogliamo anche un po’ effimero, tuttavia ci permette di introdurre molte tematiche fondamentali nella conduzione di un reef. Wikipedia ci viene in aiuto definendo l’omeostasi in maniera semplice e chiara: è la tendenza al raggiungimento e mantenimento di una relativa stabilità interna delle proprietà chimico-fisiche che accomuna tutti gli organismi viventi.
Volendo semplificare ulteriormente, possiamo dire che ogni essere vivente tende a mantenere stabili le proprie condizioni interne, con minime oscillazioni attorno ad un valore ottimale.
Fin qui nulla di strano. Proviamo adesso a trasferire questa spiegazione alla nostra vasca in salotto: immediatamente la mente rimanda al concetto di equilibrio già espresso in altri articoli, infatti l’omeostasi altro non è che la naturale tendenza all’equilibrio. Allora che necessità abbiamo di introdurre il concetto di omeostasi?
Questa necessità si palesa se analizziamo la vasca in maniera più ampia, in particolare la sua relazione con l’ambiente circostante: essa è un sistema aperto, come lo sono gli esseri umani. Un sistema si definisce aperto se scambia con l’ambiente materia ed energia.
In vasca parte degli scambi avvengono in maniera passiva, come la diffusione di ossigeno e CO2, ma la maggior parte in maniera attiva come la somministrazione di cibo, luce, integratori ecc.
Risulta chiaro che l’acquariofilo ha un ruolo predominante ed influenza fortemente le interazioni vasca/ambiente. Un acquariofilo attento tiene sempre conto di tutti questi scambi e all’occorrenza è in grado di agire su di essi, facendo di tutto e di più al fine di favorire il perfetto equilibrio della propria vasca. Purtroppo, spesso ignoriamo il rovescio della medaglia perché non osserviamo con abbastanza attenzione e soprattutto non teniamo minimamente conto dell’omeostasi: la vasca tende al raggiungimento di un suo equilibrio in maniera del tutto spontanea, a prescindere dal nostro intervento. Le nostre azioni, tutte le nostre azioni, perturbano questo equilibrio e possono indurre miglioramenti o peggioramenti, peraltro può accadere che ciò che noi riteniamo miglioramenti risultino invece peggioramenti per la vasca.
Spesso per cercare di migliorare le cose dosiamo prodotti senza considerare il reale impatto di questi ultimi sulla vasca, oppure eccediamo nelle dosi di mangimi e integratori per poi trovarci sommersi di alghe o cianobatteri.
Come valutiamo allora i modi e i tempi per intervenire sulla vasca rispettandone i ritmi e apportando più benefici possibile?
Continua nella parte 2